Le due guerre mondiali segnarono in modo drammatico il destino della città di Brindisi. Durante il I conflitto mondiale Brindisi divenne la base navale delle unità italiane, francesi e inglesi, la città fu trasformata in un avamposto di guerra e le banchine del porto divennero sede di idrovolanti, autocarri e movimenti di truppe. Nel porto di Brindisi giunse nell’inverno del 1915 l’esercito serbo in fuga, costretto a ritirarsi attraverso i monti albanesi dopo essere stato accerchiato dall’esercito Tedesco. L’iscrizione sul muro della Dogana ne ricorda il salvataggio. 

L'evacuazione dell'esercito serbo coinvolse centosettanta navi, su uno specchio di mare strettissimo, navigando su rotte obbligate e lungo spiagge aperte, flagellate da tutti i venti e senza un posto d'approdo. Dal 12 dicembre 1915 al 29 febbraio 1916, furono imbarcati e trasportati in salvo 136.000 soldati serbi e altri 11.651 ammalati e feriti, cavalleria di oltre 13.000 cavalli e 10.000 muli, quasi 23.000 soldati austriaci, prigionieri dell'esercito serbo, 22.000 tonnellate di viveri, foraggi, medicinali e materiali vari e 50 pezzi d'artiglieria serba.

Numerose fotografie ricordano l’arrivo dei profughi, oltre che del vecchio re e dell’erede al trono. Al salvataggio dell’esercito serbo contribuì non solo la marina italiana, ma anche la marina inglese e francese. Nell’Hotel Internazionale, adibito ad ospedale, trovarono rifugio e cure numeri soldati, per poi essere spostati sugli altri fronti di guerra. Vicino alla targa, posta nel 1924, c’è un rilievo in in bronzo che ricorda l’onorificenza al valor militare per merito di guerra, concessa alla città da parte dell’Ammiraglio Paolo Thaon di Ravel il 18 ottobre 1919, realizzata dallo scultore brindisino Edgardo Simone.


Le immagini dei soldati serbi stanchi, assiepati sulle scialuppe di salvataggio ricordano da vicino le foto dell’esodo albanese del 1991 che vedremo nella prossima tappa.